Bambino scrivendo a mano

Pedagogisti e scienziati concordano: i bambini che scrivono a mano imparano e ricordano più di quelli che usano il computer, con carta e penna infatti viene stimolata l’attività della parte del cervello responsabile dell’attenzione.

Uno studio, basato sull’esame dell’attività cerebrale, rileva che i bambini imparano e ricordano di più quando scrivono a penna piuttosto che battere a tastiera. Quando i bambini usano la scrittura a mano, aumenta l’attività della parte sensomotoria del cervello coinvolta nell’elaborazione, nell’attenzione e nel linguaggio. Lo stesso meccanismo è inoltre stato rilevato negli adulti.

La ricerca è stata condotta da un team della Norwegian University of Science and Technology (NTNU), guidato dalla professoressa Audrey van der Meer, che ora suggerisce che le linee guida nazionali debbano garantire che i bambini ricevano alcune lezioni di scrittura a mano. Un suggerimento in parte controtendenza che mette in guardia sui rischi della china digital che sempre più si sta affermando a livello globale nel mondo dell’istruzione. Circa 45 stati degli Stati Uniti ad esempio non richiedono alle scuole di insegnare la scrittura a mano agli studenti.

La professoressa Van der Meer in un recente studio ha esaminato l’attività cerebrale in dodici giovani adulti e dodici bambini con un EEG, usato per tracciare e registrare l’attività delle onde cerebrali utilizzando un cappuccio dotato di più di 250 elettrodi attaccati al rivestimento esterno.

I risultati hanno mostrato che il cervello – tanto nei giovani adulti quanto nei bambini – è molto più attivo quando si scrive a mano rispetto a quando si digita su una tastiera, e Van der Meer ha riassunto così le sue osservazioni:

“L’uso di carta e penna dà al cervello più “ganci” su cui appendere i tuoi ricordi”

“La scrittura a mano crea molta più attività nelle parti sensomotorie del cervello.”

“Molti sensi si attivano premendo la penna sulla carta, vedendo le lettere che scrivi e ascoltando il suono che emetti mentre scrivi.”

“Queste esperienze sensoriali creano un contatto tra le diverse parti del cervello e aprono il cervello all’apprendimento. In modo che impariamo meglio e ricordiamo meglio.”

Non si tratta del primo studio a riguardo, ma di un altro importante tassello o campanello d’allarme che necessita di essere ascoltato dalle istituzioni per la pianificazione della didattica.

Già nel 2007, una ricerca pubblicata sul British Journal of Educational Psychology  da Connelly – psicologo della Oxford Brookes University – dimostrava che i temi scritti a mano dai bambini delle Scuole Primarie erano migliori rispetto a quelli scritti con una tastiera. Addirittura, dallo stesso studio emerse che i temi scritti al computer sembravano fatti da soggetti il cui sviluppo era indietro di due anni (un bambino di terza scriveva quindi come un bambino di prima).

Tanto per i bambini quanto per gli adulti, la penna consente connessioni neurocerebrali articolate e raffinate assolutamente imparagonabili con quelle create battendo a testiera. Il movimento della mano che traccia lettere e parole, implica infatti il riconoscimento di linee, curve, spazi, creando, dal punto di vista cognitivo, una connessione visivo-motoria attivando la corteccia parietale preposta alla capacità di calcolo, linguaggio, orientamento spaziale e memoria.  Nei bambini – soprattutto nei più piccoli –  il passaggio dalla penna alla tastiera porta con sè alcuni rischi poiché impedisce il corretto sviluppo di alcuni meccanismi cognitivi fondamentali.

Occorre quindi rivalutare l’uso di carta e penna soprattutto nell’educazione e istruzione per evitare, fra anni, di ritrovarci con un aumento drammatico di disgrafie, disortografie se non, addirittura, veri e propri ritardi nella capacità di leggere e scrivere.

[09/09/2021 – tratto da incartweb.net al LINK]